Domenico Sorrentino
Vita e Pensiero, Milano 2021, pp. 346, Euro 22.
Sono lieto di recensire, o meglio, presentare e commentare, se pur sinteticamente, questo illuminante libro di grande interesse non solo sotto il profilo storico e bio-bibliografico, ma anche per la grande attualità che il momento difficile e delicato richiede; stiamo, infatti, vivendo una crisi etica, politica, socio-economica e culturale, e una “rilettura” e disanima attenta e a tutto campo sul pensiero dell’economista sociale, beato Giuseppe Toniolo, è la benvenuta.
Due sono stati gli incontri che, pur distanziati nel tempo, hanno determinato un rapporto umano, di stima, di fiducia e di fraternità con l’Autore Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, il quale, con un’inesauribile passione, approfondisce e diffonde il pensiero di Giuseppe Toniolo, testimoniando di essere, non solo un diffusore del suo originale e, per il suo tempo, profetico pensiero, ma anche un esperto raccoglitore della sua eredità antropologica, politica, etico-economica, civile e culturale.
Il primo incontro – di tipo intellettuale – risale agli inizi del 2011, allorquando in vista dell’imminente beatificazione dell’“Economista di Dio” – titolo di un suo famoso libro del 2001 (ristampato con integrazioni nel 2012), che ha contribuito a dare una svolta alla causa di beatificazione1, le edizioni Lindau mi proposero di redigerne un profilo non tanto sulla vita, le opere e il pensiero, quanto piuttosto di presentare la figura di una persona che ha saputo coniugare fede e razionalità, etica e vita professionale, partecipazione religiosa e attività laicale, rigore scientifico e solidarietà, impegno sociale e vita spirituale2. Nella ricerca bibliografica mi sono imbattuto con le opere già importanti e conosciute di Domenico Sorrentino3. Dalla lettura di questi testi, in chiave ermeneutica e storiografica, ho attinto alcuni tratti qualificanti del pensiero del Toniolo per comprendere la statura intellettuale di un grande protagonista della cultura socio-economica e politica a cavallo tra il XIX e XX secolo. La metodologia mi è poi stata utile nelle mie ricerche sui pensatori francescani medievali e tardo-medievali per individuare ed evidenziare le radici del passato per intendere meglio la situazione del presente e la proiezione verso il futuro.
Dopo quasi un decennio, nell’agosto 20020, si verificò il secondo incontro – questa volta di persona – al Vescovado di Assisi, Santuario della Spogliazione. Il motivo dell’incontro fu sostanzialmente centrato, oltre che all’approfondimento della nostra reciproca conoscenza, sulle ragioni per cui, in quanto incaricato da Papa Francesco di presiedere il Comitato organizzatore di Economy of Francesco, mi avesse chiamato a far parte del Comitato Scientifico, il cui scopo è di guidare i giovani economisti e imprenditori di tutto il mondo ad essere protagonisti “per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani”4. Uno scambio di idee; ma soprattutto per me, un punto di arrivo e di nuova partenza per un cammino fruttuoso di nuove ricerche e sviluppi culturali.
Venendo al suo libro, occorre precisare che Mons. Domenico Sorrentino, è tra i maggiori esperti e studiosi del beato Giuseppe Toniolo, “non solo per i suoi saggi e articoli, ma anche per aver presieduto il Comitato per la sua beatificazione (…) ed ora anche quello per la sua canonizzazione”, proponendosi con questo lavoro di “rilettura sistematica” degli scritti del Professore di Economia Sociale all’Università di Pisa (dal 1879 al 1918, anno della sua morte), di suscitare interesse intorno al suo pensiero, colmando anche un vuoto, “ancora in votis”, per quanto riguarda “la chiave” della sua “visione del rapporto tra etica ed economia”. Stefano Zamagni, nella presentazione al volume, conferma e ribadisce che questo disancoramento “tra sfera dell’economico e sfera del sociale”, iniziata negli anni Settanta del secolo scorso, ha fatto credere che “l’etica” fosse “un ingombro inutile” e che “la società potesse progredire sulla via dello sviluppo umano integrale tenendo tra loro disgiunti l’efficienza dalla solidarietà” (pp. X-XI).
Va detto subito, con Stefano Zamagni, che l’accento e “l’accorato appello di questo denso saggio” sul pensiero di Toniolo, “è quello di restituire” all’economia “il principio del dono come gratuità”, se vogliamo uscire da modello neoliberista, ormai saturo e non più capace di rispondere alle esigenze, alle regole e alle prospettive di un mercato globale sempre più selvaggio e sregolato, segnando l’inizio di una crisi perdurante, che con i vecchi strumenti non si risolve, se non ritornando, su basi nuove, al rapporto tra etica ed economia, in modo da superare la polarizzazione tra Stato e mercato e la cieca economia del consumismo. Ecco, l’Autore, nel quadro dell’esigenza di cambiamento di paradigma per giungere ad un nuovo rapporto tra economia sostenibile, solidale e più fraterna e la società civile, con questo libro si prefigge di suscitare non solo un rinnovato interesse intorno al pensiero dell’unico economista elevato agli onori degli altari, ma anche un maestro e un ispiratore per uscire da una crisi epocale economica, politica, etica, culturale, civile e sociale.
Pertanto, l’interesse sul pensiero di Toniolo, che risultava modesto – per non dire dimenticato – nel corso del primo ventennio di questo secolo ha avuto una forte accelerazione di articoli, saggi e convegni prima e subito dopo la beatificazione del 29 aprile 2012 in Piazza San Pietro a Roma, sia per il protrarsi della crisi economica che ha minato la fiducia in alcuni paradigmi del capitalismo e portato a un ripensamento del ruolo dello Stato, facendo apparire Toniolo un precursore dei tempi; per poi eclissarsi di nuovo, subendo un’emarginazione accademica inspiegabile. Le ragioni sono molteplici e vengono spiegate dall’Autore in più parti e a più riprese nel libro, che qui sarebbe lungo farne una vasta ricognizione. Basti dire che alla base c’è una questione epistemologica che rimanda alla filosofia tomista e, più in generale, al metodo Scolastico, che a partire dall’Aeterni Patris del 4 agosto 1879 di Leone XIII, costituisce da sempre una via maestra del pensiero cristiano (pp. 39-41)5. La caratteristica più importante di Giuseppe Toniolo economista sociale è quella di essersi metodologicamente isolato nel quadro del pensiero economico predominante positivistica del suo tempo (Auguste Comte in primis), a seguito dell’applicazione dell’analisi scolastica tomista all’economia: l’attenzione per il metodo induttivo come verifica delle “leggi fondamentali” ricavate deduttivamente. In questo senso egli fu assai di più di un economista, perché ha insegnato e professato soprattutto il “dovere della politica economica”, cioè il dovere di non accontentarsi della sola indagine scientifica e matematica – come sottolinea l’Autore a p. 157 – ma di trarre da essa le norme per una costruzione sociale rispondente alle esigenze della persona umana e del bene comune; costruzione per la quale l’etica cristiana costituisce il fondamento. In realtà, era il fatto stesso di legare l’economia all’etica, alla sociologia e alla storia che gli rendeva del tutto impossibile il compito di utilizzare il rigore espositivo proprio degli economisti ‘puri’, mentre la missione che Toniolo si era dato non era quella di identificare nuove ‘leggi’ economiche, quanto di inscrivere quelle rinvenute dalla tradizione precedente in un contesto concettuale completamente diverso.
Nella scelta di Mons Sorrentino di centrare “in modo sistematico e quasi antologico” la sua rigorosa e approfondita ricerca sul Trattato di economia sociale, non c’è tanto o soltanto l’intento di far emergere la visione tonioliana della storia spirituale, sociale e di pensiero e d’azione come un messaggio, che certamente supera il tempo, quanto piuttosto o anche la prospettiva, oggi urgente e attuale, di recuperare, di fronte ad una globalizzazione economica incapace di risolvere problemi drammatici come la povertà, le crescenti disuguaglianze e il dissesto ecologico, il rapporto tra etica ed economia, accentuando il ruolo della società civile . Ciò si evidenzia nel fatto che ogni volta che si torna ad analizzare il Trattato, si trova sempre che ancora non si è finito di scoprire tutto. La ragione sta nel fatto che esso e molti altri suoi scritti offrono spunti di notevole interesse ai fini della indicazione di possibili soluzioni per i diversi problemi della realtà contemporanea, a cui spesso fa ricorso nelle sue riflessioni Mons. Sorrentino. In questa prospettiva culturale egli riapre anche il confronto sulle origini del capitalismo, che Max Weber e Werner Sombart avevano animato agli inizi del Novecento. La storiografia era attenta all’analisi interdisciplinare e quindi tendeva a trasformare gli economisti in sociologi o studiosi di questioni sociali. Ecco perché Toniolo si accosta alla ricerca storica con chiare preoccupazioni sociologiche, dimostrando che il fattore etico-religioso costituisce la determinante dello sviluppo della civiltà. Difatti, il suo spirito eminentemente religioso lo spinge verso lo studio delle esperienze storiche del passato. È questo, infatti, il periodo in cui scrive i saggi sulla civiltà toscana, con i quali si propone di dimostrare che il “valore spirituale interiore dell’uomo” genera e “misura il valore stesso economico della società”, e che il caso di Firenze consente di “ribadire, coll’esempio di una città in cui, a preferenza di ogni altra, nel nostro risorgimento medioevale rifulsero mirabilmente coordinate tutte le manifestazioni della cultura, che i fattori della vita economica coincidono colle cagioni stesse che generano e governano la civiltà”6. Per Toniolo, quindi, la storiografia è una preziosa scienza ausiliaria dell’economia, della politica e della sociologia, perché dalle ricostruzioni storiche si traggono spunti e argomenti a favore di teorie, che suggeriscono le riforme da attuare. Attraverso le sue ricerche di storia dell’economia egli fa una vera sociologia – alla maniera weberiana – perché riesce a costruire il connubio ideale tra etica ed economia così come si era verificato storicamente nella Repubblica fiorentina rinascimentale.
Due sono i lavori nei quali il Toniolo espresse il suo pensiero nel rapporto tra storia e scienza economica: Dei fatti fisici e dei fatti sociali nei riguardi del metodo induttivo e Della storia come disciplina ausiliare delle scienze sociali. Tali scritti indicano due momenti diversi e successivi della stessa maturazione scientifica. Il primo saggio, che è del 1872, corrisponde al momento iniziale nel quale egli vedeva, da un punto di vista metodologico, il processo induttivo come fondamento per leggere e conoscere le leggi economiche. Con l’altro saggio, del 1891, siamo invece ad un livello più maturo, corrispondente al momento in cui si affida alla sociologia come scienza di tutto lo scibile umano, ma anche premessa necessaria spirituale da contrapporre a quella positivistica di Auguste Comte, John Stuart Mill e Herbert Spencer. Difatti, a differenza del positivismo – precisa l’Autore – egli considera la sociologia come la dottrina generale e sintetica della società e dell’incivilimento, cioè il cammino progressivo del genere umano, “verso il processo della piena civiltà” (p.24), che esprime la partecipazione di tutti al bene comune. La sociologia di Toniolo, quindi, non cade nell’ingenuità di credere nelle “leggi invariabili” dei fenomeni sociali, ben lungi da una fondazione positivistica della sociologia, come fisica sociale, statica e dinamica, ma considera l’uomo in maniera integrale, superando le indagini fisiche e anatomiche e recuperandone l’elemento spirituale. Il fenomeno sociale va studiato sotto aspetti diversi, e le varie scienze e le “discipline ausiliarie” devono concorrere alla costruzione di un modello o paradigma di sociologia compiuta, cioè di una scienza che studia le ragioni ultime della vita sociale umana allo scopo di indirizzare questa vita al suo fine naturale, che è proprio l’incivilimento. Pertanto, le preoccupazioni scientifiche di Toniolo per venti anni, dal 1873 al 1893, sono state quelle di portare prove al tema caratteristico di tutta la sua attività scientifica: l’assunto che la religione è un fattore determinante dell’incivilimento. Così nei dieci anni seguenti è stata sua cura – puntualizza Domenico Sorrentino – esaminare le dottrine per constatare che l’assunto era comprovato. E all’alba del 1905, preparato da 32 anni di assidue e accurate ricerche, pubblica L’odierno problema sociologico, nel quale propone una scienza sociale nuova, per oggetto, per metodo e per fine. Lo stesso Trattato di economia sociale, scritto nel 1907, appare quindi come uno sviluppo ed una applicazione, anche se in un campo più ristretto, di questi criteri e metodi.
In questa prospettiva, non potendo dar conto, in questa sede, delle analisi puntuali e dettagliate dell’Autore sui vari capitoli dedicati all’economia sociale, mi è parso di intravvedere nel susseguirsi del vaglio dei concetti, che il principio di sussidiarietà, diventi in qualche modo il perno intorno al quale il Toniolo, ispirandosi alla società medievale e anticipandolo con l’espressione “funzioni suppletorie”, organizzi la sua spiegazione, e per il Vescovo Domenico Sorrentino diventi, con intento di aderenza e conformità al testo, il filo conduttore perseguito con ampiezza di argomentazioni, sostenute da molte citazioni tratte dal Trattato: dal cap. VIII: Economia e ordine sociale al cap. X: Principi in azione, passando per il cap. IX: Gerachia come diaconia. Genesi delle classi e coscienza di classe). In questo processo di verifica del valore e del primato della società civile l’etica cristiana, “la più alta e sicura espressione dell’etica razionale”, ha in Toniolo – come sottolinea l’Autore a più riprese in questa parte del suo denso libro, – un ruolo fondamentale perché essa non sia usata ideologicamente, ma proposta, sulla scorta della storia dell’umanità nella quale il cristianesimo ha svolto un ruolo di indubbio progresso e miglioramento delle condizioni di vita e di libertà, anche come mezzo ermeneutico propriamente umano, in quanto è stato capace di tener conto di tutti i fattori e bisogni che costituiscono l’uomo.
Ecco perché la convenienza – anche scientifica – di un’apertura all’etica appare ampiamente provata dal percorso, seppur allo stadio iniziale, tracciato dalla lettura di Sorrentino sul tema della sussidiarietà, che poi dall’accenno nella Rerum novarum, si svilupperà nelle successive encicliche sociali.
Quanto al portato filosofico del principio in esame, contrariamente alla visione hobbesiana dell’homo homini lupus, il concetto di sussidiarietà muove da una concezione positiva della persona, che non ha una base contrattuale o utilitaristica, “bensì personalistica”. Il suo primo fondamento è la convinzione che ogni individuo umano possieda un intrinseco e inalienabile valore, o dignità, e che dunque il valore della singola persona umana sia ontologicamente e moralmente superiore ad ogni altro principio; come, del resto, anche tutte le altre forme di società, dalla famiglia allo Stato, all’ordinamento internazionale, dovrebbero essere al servizio della persona umana. A differenza della visione utilitaristico-liberista, inoltre, il principio di sussidiarietà riconosce che la persona ha natura eminentemente sociale, in quanto trova compimento solo in associazione con altre persone, in primis nel consorzio familiare, e tende al bene comune, di cui la solidarietà è strumento.
Toniolo nella descrizione dell’ordine economico è preciso: esso è subordinato a quello “giuridico-politico”, che, a sua volta, è sovraordinato da quello “etico-politico” e da quello “etico-civile” dello Stato, in quanto esso concorre ai beni propri della civiltà.
Pertanto, la società politica (o Stato) “è distinta dalla società etico-civile, ma non separata; anzi è una forma speciale di organizzazione di questa”. Quindi, per lui, il naturale sviluppo dell’attività umana procede per gradi e per cerchi concentrici: la persona, la famiglia, le varie aggregazioni sociali e infine lo Stato. Tesi questa interessante e attuale per le ricadute che avrebbe sull’attuale applicazione “verticale” ed “orizzontale” – ormai insufficiente – del principio di sussidiarietà, che verrebbe ad assumere, invece, una funzione coordinatrice, paritaria, condivisa e circolare nelle iniziative sociali ed economiche (anche per quanto riguarda “il capitale” (pp. 134-135) e nella società civile.
Su questo tema della sussidiarietà, come considerazione conclusiva della lettura del saggio di grande attualità di Mons. Domenico Sorrentino, mi sia consentita una postilla personale. Forse sarà una suggestione, ma penso non sia da escludere che il beato Giuseppe Toniolo, il quale ha dedicato gran parte delle sue ricerche alla Storia dell’economia sociale di Firenze e della Toscana nel Medio Evo, alla Scolastica, alle Corporazioni e all’ordine della società civile, possa essersi imbattuto nella consultazione dell’Opera Omnia di Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274), edita studio et cura PP. Collegii a S. Bonaventura, Quaracchi (Firenze) 1882-1902.
Consultando soprattutto le Collationes in Exaemeron (vol. V, 1891), una raccolta di conferenze ai monaci dello studio parigino rimasta incompiuta (1273-1274), ho riscontrato molte analogie concettuali, nonché lo stesso criterio di argomentarle e presentarle. Vale a dire: i riferimenti teorici ed etici seguiti dall’osservazione della realtà come punto di partenza ineliminabile; la considerazione della teologia della storia che ha condotto fino a quella realtà; l’uso della ragione come strumento per rispondere al bisogno emerso e l’identificazione di un traguardo, fine ultimo ideale da raggiungere. Entrambi i Professori, uno di “teologia della storia” e generale dell’Ordine francescano, l’altro di “economia nella storia” (cap. III) e terziario francescano, a distanza di sette secoli si riconoscono nella pacifica convivenza, unica in grado di concretizzare l’incivilmento del popolo, imparato alla scuola dei fatti sociali.
Il libro di Domenico Sorrentino, come evidenziato, fornisce una serie di intuizioni, che sono da considerarsi di rilevante importanza, non solo dal punto di vista della ricerca scientifica, ma anche perché nate dal cuore e dalla mente di un Vescovo, cioè di un pastore che ben conosce le situazioni e le dinamiche interne alla società, nonché come Presidente del Comitato per la canonizzazione del beato Toniolo. Il lavoro svolto dall’Autore costituisce un enorme contributo che dimostra la ricchezza del ritorno alle fonti per avere ispirazione e suggerimenti capaci di dare risposte alle domande del presente, pensando al futuro.
Oreste Bazzichi