Enzo Pezzini
Ecra, Edizioni del Credito Cooperativo, 2019, pp. 256, Euro 28.
L’esposta tesi è ampiamente dimostrata nelle pagine del saggio, attraverso la collazione di ampie e cruciali citazioni tratte dal movimento cooperativo internazionale e dal magistero della Chiesa cattolica; questa tecnica redazionale consente di usare il volume anche come una completa e pratica antologia in corsi di formazione per laici impegnati nel sociale, per sacerdoti e religiosi interessati alla DSC e per cooperatori attenti ai valori cristiani (come dovrebbero essere per statuto quelli aderenti a Confcooperative).
Il volume è da apprezzare particolarmente, poiché indirettamente indica i due principali pericoli che corrono la DSC e le cooperative: la prima di rimanere vuota teoria, pertanto inutile e in contraddizione con il messaggio evangelico; le seconde di omologarsi all’impresa capitalistica, eventualmente rimanendo cooperative solo formalmente, rischiando così la loro scomparsa. Ecco la ragione per la quale l’entusiasmante carrellata di cooperatori cristiani, contenuta nell’ultima parte dell’opera qui recensita, è assai opportuna e significativa; questi testimoni, infatti, appartenenti a diversi continenti e periodi storici, non solo sono i fondatori o gli ispiratori di segmenti importanti dell’odierno movimento cooperativo mondiale, ma dimostrano anche che l’inveramento dei valori cristiani possa essere sinergico con l’ottenimento di vere imprese mutualistiche, capaci di essere al contempo resilienti, solidali, efficaci ed efficienti.
Come dimostrano le date sopra riportate e come ci ricorda l’autore nella propria ricerca, la cooperativa, in quanto specifico modello imprenditoriale, è stata inventata non dalla Chiesa cattolica, ma da uomini di buona volontà, ai quali oggi si rivolge la DSC, così confermando il principio bergogliano della prevalenza della realtà sull’idea. Tuttavia, come è illustrato nel volume, da più di un secolo la Chiesa cattolica, anche in Italia (ad esempio, con don Sturzo ieri e con Caritas e il Progetto Policoro oggi), promuove la cooperativa come mezzo di produzione di beni e di servizi; questo perché – secondo il discorso tenuto a Ravenna nel 1986 da Papa Giovanni Paolo II – «il valore dell’impresa cooperativistica si caratterizza sul piano economico per lo sviluppo di un’economia locale che cerca di meglio rispondere alle necessità della comunità. Analogamente, sul piano morale, essa si distingue per l’accentuazione del senso di solidarietà. … Oggi le esperienze cooperativistiche sono veicolo di un nuovo tipo di economia sociale».
In conclusione, il volume può contribuire alla realizzazione della seguente esortazione di Papa Francesco, espressa in un’udienza con gli aderenti di Confcooperative nel 2015: «non lasciate che viva solo nella memoria la collaborazione del movimento cooperativo con le vostre parrocchie e con le vostre diocesi. Le forme della collaborazione devono essere diverse, rispetto a quelle delle origini, ma il cammino deve essere sempre lo stesso!»; chissà allora se una di queste collaborazioni potrà consentire la realizzazione di una delle quattro piste di conversione e di generatività indicate dall’Arcivescovo Santoro, il 24 ottobre 2021, al termine della Settimana Sociale dei Cattolici Italiani di Taranto: la costituzione di una comunità energetica in ciascuna delle 25.610 nostre parrocchie.
Emanuele Cusa