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Intervista a Stefano Nicolis

Intervista a Stefano Nicolis, CEO di Nicolis Project

Una chiacchierata con un imprenditore visionario della terra veronese

“Connettersi al cuore, cercare di alzare il proprio punto di vista, chiedersi e comprendere quali siano le cose importanti e i valori della propria vita”: parole arricchenti, concetti guida, riflessioni profonde, approcci innovativi. Frasi che contengono la saggezza di chi ha investito in ciò in cui crede, ha saputo intravedere nuove strade, sempre coerentemente con i propri valori, e assecondare le proprie intuizioni. Di chi si è lasciato ispirare dai gesti e dalle parole dell’altro, dall’adesso. Di chi ha ricercato una “perfetta armonia” in uno spirito di trasparenza e rispetto nei confronti del prossimo, e ne ha raccolto i frutti. Ecco alcune delle conquiste in cui ci si imbatte se si ha la fortuna di scambiare qualche parola con Stefano Nicolis, CEO di Nicolis Project. Nicolis, da ragazzo appassionato di elettronica e tecnologia, negli anni 80, è diventato oggi imprenditore e visionario veronese nell’ambito dell’innovazione tecnologica applicata al settore dell’etichettatura nella GDO e della rilevazione delle variabili fisiologiche per sicurezza anti-covid.

  • Le va di raccontarmi in breve le tappe fondamentali della sua storia professionale?
    Ho iniziato dall’impresa familiare nel settore ufficio e scuola, ho studiato ragioneria, e sono sempre stato appassionato di elettronica e tecnologia. Nel 1982 ho iniziato ad importare le prime schede madri e computers, per aprire un negozio di informatica dove creavamo i primi computers rifornendo sia clienti privati che aziende per il materiale Hardware che per i servizi di assistenza tecnologica e networking. Nel 2003 ho aperto una mia nuova attività con un prodotto estremamente innovativo: le Electronic Shelf labels, Etichette Elettroniche da scaffale, ossia mini display digitali a batteria per sostituire i prezzi di carta con prezzi elettronici che si aggiornano automaticamente in modalità wireless. Il 2004 è stato l’anno della prima importantissima installazione di ESL nell’ipermercato Carrefour di Assago, a Milano, dove abbiamo installato 45.000 display ESL, sviluppando tutto il SW di gestione e integrazione con i dati Carrefour, le interfacce web based e sperimentando il 1° brevetto (ALAM Automatic LAbeling Machine), che ci ha dato nel tempo grande soddisfazione e ritorno economico)
    Poi il tempo è trascorso veloce, depositando 24 domande di brevetto, aprendo una filiale in Spagna, un ufficio di sviluppo SW in India 1 azienda di produzione in Cina e due aziende commerciali. Siamo 55 persone attive full time, senza contare la Cina, con un fatturato di quasi 20M nel 2020.
    L’anno scorso siamo stati scelti dalla banca Intesa San Paolo come Imprese Vincenti 2020, su 12 imprese nel Veneto e 2 su Verona. I nostri clienti sono principalmente la grande distribuzione alimentare e tutti i negozi dove ci siano esposti degli articoli a scaffale. Partiamo dall’idea, alla creazione dei prototipi HW (circuiti elettronici e FW), ai sistemi di aggancio a scaffale, alla produzione applicativi SW multipiattaforma, compreso assemblaggio e produzione di totem, Kiosk e comunicazione digitale interattiva. I progetti importanti in fase di sviluppo sono indirizzati ad aiutare l’evoluzione del negozio verso la digitalizzazione degli spazi fisici ottimizzando le risorse interne, per dare una miglior servizio ed esperienza emozionale al cliente, sempre più attendo e sempre più On Line.
  • Come si è orientato nelle scelte che si è trovato di volta in volta ad affrontare? Qual è stata la “bussola”?
    Prima di Giugno 2020, data in cui ho iniziato una significativa esperienza di “managerializzazione”, le scelte le ho spesso fatte “a pelle”, facendomi guidare dall’intuizione, mai mettendo il guadagno come primo elemento, ma come conseguenza del valore e delle azioni intraprese. La domanda che mi ha sempre accompagnato nella modalità di affrontare scelte e progetti è stata: “Di cosa abbiamo bisogno? come posso essere utile ai miei clienti? Quello che offro, vale di più di quello che chiedo?” cercando risposte oneste, condivisibili e costantemente spinto da un continuo miglioramento. 
  • Quale crede sia stato il momento fondamentale in questo percorso e come l’ha vissuto emotivamente?
    Un coraggioso passaggio professionale è avvenuto quando ho scelto di iniziare a creare un nuovo prodotto che rappresenta la base del fatturato del nostro core business, circa 80%, instaurando un nuovo rapporto con un’azienda Cinese senza esperienza di prodotto e di installazioni. Ero in competizione con le tre aziende che detenevano il mercato mondiale con 18 anni di storia, successi e grande esperienza. Le variabili erano tantissime e di conseguenza i rischi, soprattutto per la grandissima responsabilità nei confronti dei collaboratori, dei nostri partners e dei clienti che ci avevano dato fiducia. Ho scelto per intuizione, senza un business plan, senza tabelle di calcoli, senza chiedere pareri ho guardato avanti e dato il massimo. Quando metti in gioco tutto quello che hai, dai il massimo delle tue capacità, seguendo la retta via, con uno spirito altruista è difficile sbagliare … perché, in ogni caso sarebbe comunque una importante esperienza di vita. Giudicare in modo negativo qualcosa che non è andato come avresti voluto è molto limitante. Tutti i momenti sono importanti, anche i piccoli gesti e le singole parole, a volte anche il solo sguardo possono influenzare i rapporti e generare le energie che poi permeano gli animi delle persone che ci circondano. Prima di tutto una grande attenzione “all’adesso/ora”, con un chiaro obiettivo di vita, prima ancora di quello professionale, come un faro che illumina il cammino. Riguardo al futuro: bisogna “occuparsi” con grand impegno, ma non “preoccuparsi”.
  • Ha incontrato battute d’arresto?
    Una situazione che mi ha segnato in modo molto profondo è stata nel 2004, quando mi sono staccato dall’azienda familiare e ho aperto la mia attività. Per una serie di eventi e coincidenze, è successo che 3 dipendenti su 5 assieme al mio fornitore unico si sono associati per farmi concorrenza, portandosi via tutti gli sviluppi software, la parte amministrativa e la parte commerciale. Sono stati momenti difficilissimi, accompagnati da azioni legali, durati circa 10 mesi… ma poi, all’improvviso la situazione si è ribaltata completamente e, grazie ad una acquisizione tra società a livello internazionale, noi siamo diventati i referenti e fornitori di chi ci aveva danneggiato. Questa esperienza mi ha segnato profondamente e lo considero un grande dono dalla vita. Io ero in torto all’inizio e ho attirato la stessa energia che ho generato e cioè chi me lo ha restituito. Ma poi, le cose sono cambiate ancora… Per questo ho deciso da quel momento di basare le relazioni su un comportamento etico e morale, di rispetto reciproco partendo dalla trasparenza dei rapporti e sul “dare prima di chiedere”.
    Per dare qualcosa gratuitamente, non servono grandi investimenti: Ti svegli la mattina e ringrazi la tua vita. Con questo senso di gratitudine che traspare dal tuo viso, stai già dando qualcosa al mondo gratuitamente e dunque sei pronto a ricevere. Ahahahha funziona!
  • Che ruolo ha avuto la fede nella crescita professionale?
    Vedo modi diversi di vivere la fede. Tra questi: pregare (affidandosi ad una figura di riferimento), per abitudine (ho sempre fatto così), chiedere (grazie e doni), donare agli altri per il piacere di sentirsi utili, vivendo in armonia e dando l’esempio… Piuttosto che comprendere le cose, mi chiedo sempre il loro senso. Per esempio, piuttosto che comprendere come funziona un “buco nero”, mi chiedo il senso del suo esistere. Spesso cerco il senso e il significato delle parole: Cosa significa “avere fede”? Avere fede, significa dare fiducia e seguire una strada perché credi. E se non fosse la strada migliore? E per arrivare dove? Mi sento attratto da tutto quello che non conosco e non riesco a ricevere con i miei 5 sensi. Le risposte della vita sono davanti a noi che aspettano di essere colte. Mi piace molto inventare, ma un giorno ho scritto questa frase: “Continueremo ad inventare fino a che scopriremo che il Tutto già esiste”
  • Come ha compreso quale fosse il suo talento?
    I talenti si scoprono mettendosi in gioco, senza aver paura di fallire, senza troppa paura di rischiare. Se hai troppa paura di perdere e ti proteggi, non sei aperto a ricevere. Alcuni talenti sono naturali, altri li acquisisci. Quando ami quello che sei e quello che fai, ti sintonizzi su quello che desideri ricevere e la vita di manda i suoi doni. Con l’impegno e la dedizione trasformi il dono in un talento.
  • È, secondo Lei, qualcosa di cui si prende consapevolezza un po’ alla volta o qualcosa di evidente?
    Il vero talento non risiede nel costruire cose, ma in quello che sei nell’affrontare il cammino. Quello che sei è per me più importante di quello che sai. La sapienza si acquisisce con l’impegno, la nostra essenza è il frutto delle esperienze vibrazionali del nostro passato. Il talento è la somma tra “quello che sei + quello che sai + l’impegno” e consiste nella capacità di adattarsi continuamente, di chiedersi sempre e comunque come posso migliorare. Molti si accontentano dicendo: “è buono abbastanza…”. Altri invece cercano la perfezione. La perfezione non è per gli uomini come li conosco, perché abbiamo tanti limiti. Il mio modello ispirazione del concetto di perfezione è la natura, perché in “perfetta armonia” con il tutto. La natura è però in continua evoluzione… La perfezione non è dunque un punto di arrivo, ma il come noi viviamo il momento. Ecco perché ritengo il processo più importante del risultato.
  • Cosa rappresenta per lei il lavoro?
    Una grande possibilità di esprimermi, di sentirmi utile agli altri edi mettermi in discussione. Un’opportunità di continua crescita delle mie capacità a servizio degli altri.
    Ho elaborato 3 livelli di attenzione nella vita. 1) cibare il corpo, ascoltandoci dentro, attraverso alimenti che lo rispettino, perché è la nostra dimora e ci sostiene. 2) cibare la mente, perché adora la creatività, plasmando e adattando pensieri e materia. 3) cibare l’anima, vivendo le diverse esperienza d’amore che danno un senso alla nostra vita per raggiungere la pace della perfetta armonia universale. Il lavoro è per me espressione di vita. 
  • Cosa consiglierebbe ad un giovane che si trovasse a lavorare “contro i propri valori”? Come le consiglierebbe di affrontare questa difficoltà?
    Connettersi al cuore, cercare di analizzare la situazione in modo obiettivo e darsi delle priorità considerando i propri valori. Esprimere il proprio punto di vista e stato d’animo, cercando di essere centrato con se stesso e parlare con il cuore, aspettando il momento migliore, magari confrontandosi con qualcuno che lo possa capire. Ricordiamoci che quello che diciamo avrà un diverso effetto in relazione a quando, come e chi: dunque non arrivare al punto di esprimere uno sfogo sfogarsi, ma attendere il momento in cui si potrà ottenere l’effetto migliore… Quando sei una bella persona e hai un atteggiamento positivo e propositivo, tutto diventa più facile. Prima di chiedere cosa voglio, chiedersi che cosa do, e cos’ho di speciale per meritarmi quel lavoro. Se troverai comprensione: bene. Altrimenti bisogna avere il coraggio di cambiare! La passione più grande arriva quando riesci ad essere te stesso e fare quello che ami. Mi piace questa frase: “Do what you love, love what you do”.
  • Qual è la sfida lavorative principale che in questo momento vive e come la sta affrontando?
    La mia vita lavorativa è stata sempre intensa e piena di sfide e le abbiamo superate sempre con continui miglioramenti o successi. Il futuro della nostra società mi preoccupa relativamente, perché ce la siamo sempre cavata bene. Mi chiedo però: cosa succederà quando tante persone saranno in difficoltà, senza lavoro, senza dignità e sentiranno sconforto, dolore e rabbia? Il mondo sta cambiando troppo velocemente, basato su egoismo dei potenti che basano la ricchezza sul controllo delle masse e sul consumismo. Mi aspetto momenti di sofferenza, ma sono anche convinto che se l’uomo crea dolore e disarmonie, la vita, con il tempo, riequilibra tutto. Se noi diventeremo un virus per la terra, saremo spazzati via. La sfida dunque è crescere come azienda, perché questo è il mio ruolo e responsabilità, ma sempre attento e sensibile ad un futuro sostenibile, dove il centro non sono “io”, ma “noi”. 
  • Come riesce a coniugare lavoro e relazioni e lavoro e fede?
    La vita deve essere un tutt’uno: scoprirne la missione, dargli un senso, identificare il ruolo nel quale ci dobbiamo sentire a nostro agio, esattamente noi stessi, felici di essere utili agli altri, impegnati a creare benessere, con la passione per la vita e per quello che fai. La fede significa per me “fiducia”, fiducia che l’universo è in perfetta armonia e che tutto è permeato dall’Amore di Dio che lo ha creato e il cui “Verbo” plasma e accoglie tutte le sue creature. Sento di essere connesso alla fede, quando mi faccio ispirare dalla natura nel trovare le risposte per la nostra esistenza.
  • Qual è il passo del Vangelo cui è più affezionato e perchè? Qual è quello da cui ha attinto maggiore ispirazione nella sua vita professionale?
    • Mi accompanga la frase: “Se non ritornerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”.
    • Mi muove la parabola dei talenti: abbiamo ricevuto il dono spettacolare della nostra vita. Mettiamoci all’opera per restituire, partendo da un: “grazie”.
    • Mi guida: “… chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”. Dona a chi non può contraccambiarti e così sarai beato.

     

  • Qual è la lezione più preziosa che ha imparato nella sua storia professionale?
    Esprimo alcuni pensieri…
    • Ho riadattato il proverbio: “Impara l’arte e… dimentica”. Se ti basi sul passato per creare il futuro, comprometti l’ispirazione.
    • Lasciare al proprio percorso di vita le persone che sono ferme sulla propria idea. Il nostro tempo è un bene troppo prezioso e ognuno ha diritto a a scegliere il proprio cammino.
    • Dai, prima di chiedere. Allena la bellezza del tuo cuore per crescere in sensibilità e empatia. Comprendere chi hai davanti, connettersi ai suoi bisogni e rispettarlo è un buon punto di partenza per farti ascoltare e accogliere.
    • Usare la parola magica, quando è connessa al cuore: “Grazie” e accompagnala con le azioni.

     

  • Cosa desidera dal suo futuro professionale e umano?
    Professionale: continuare a migliorare nel rispetto di tutto e di tutti. Umano: riuscire a vedere quello che è “invisibile agli occhi” e condividerlo a tutti per portare la nostra attenzione non solo su “chi siamo”, ma elevare la consapevolezza verso il “cosa siamo” , come cellula nella perfetta armonia del disegno universale, per creare un mondo d’amore.

Stefania Tessari

 

Novembre 2021

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