Estetica: La bellezza tradita
Nella cornice della storia della Russia del primo Novecento la storia di un grande studioso della bellezza: Pavel Florenskij (1882-1937).
Una delle più grandi figure del pensiero estetico e teologico dello scorso secolo: matematico, scienziato, filosofo, teologo e sacerdote. Protagonista brillante del mondo culturale e scientifico russo fino a quando, considerato un nemico del potere sovietico, viene arrestato nel 1934.
Condotto in diversi campi di lavoro, poi nel gulag delle isole Solovki, dove muore nel 1937. “Quella di Florenskij è un’estetica nata sul ciglio della voragine, dopo di essa l’arte sarebbe sparita, sostituita da esposizioni di sterco, balbettii, installazioni” Elémire Zolla, La filosofia perenne, 1999.
Il 20 aprile 1937 Florenskij annota in una lettera: «La vita vola via come un sogno e spesso non riesci a far nulla prima che ti sfugga l’istante della sua pienezza. Per questo è fondamentale apprendere l’arte del vivere, tra tutte la più ardua ed essenziale: colmare ogni stante di un contenuto sostanziale, nella consapevolezza che esso non si ripeterà mai più come tale».
La sua biografia non deve essere considerata solo come la testimonianza tragica di un’epoca terribile, ma va tenuta strettamente legata con l’analisi del suo pensiero, perché ne costituisce il vero luogo di nascita.
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Docente: PIETRO PALUMBO