
"La lezione di don Sturzo".
L'editoriale di don Renzo Beghini
Il 18 gennaio 1919, esattamente 105 anni fa, la Commissione provvisoria del Partito Popolare Italiano lanciava l’Appello ai «liberi e forti» rivolto a quanti, “uomini moralmente liberi e socialmente evoluti”, erano disposti a impegnarsi a sostenere un progetto politico e sociale per l’Italia all’indomani della Prima guerra mondiale. Da questo Appello nacque il Partito Popolare Italiano, il primo partito di massa di cattolici, su una chiara e articolata piattaforma programmatica. Fu salutata da Antonio Gramsci come “il fatto storico più grande dopo il Risorgimento” e poi da Federico Chabod come “l’avvenimento più notevole della storia italiana del XX secolo”.
Sturzo voleva un partito “laico” di chiara ispirazione cristiana, indipendente e autonomo dalla gerarchia ecclesiastica senza alcuna connotazione confessionale. Nell’appello del 1919 era scritto: “Ci presentiamo nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale che derivano dalla civiltà cristiana come informatrice della coscienza privata e pubblica”. Nel fondare il suo partito don Sturzo disse: “È superfluo dire perché non ci siamo chiamati ‘partito cattolico’: i due termini sono antitetici; il cattolicesimo è religione, è universalità; il partito è politica, è divisione. Fin dall’inizio abbiamo escluso che la nostra insegna politica fosse la religione, e abbiamo voluto chiaramente metterci sul terreno specifico di un partito, che ha per oggetto diretto la vita pubblica della nazione”.
Il Partito Popolare Italiano si caratterizzava per una chiara e articolata piattaforma programmatica che comprendeva la promozione della famiglia, il primato dell’educazione e la libertà d’insegnamento; una legislazione sociale e difesa del diritto del lavoro; la promozione delle autonomie locali; il meridionalismo, la rappresentanza proporzionale, il voto femminile; l’impegno per la pace. Questi valori si basano sul presupposto che il cristianesimo è un messaggio di salvezza che si incarna nella storia, che si rivolge a tutto l’uomo ed è per tutti. Il manifesto di Sturzo è una lezione di responsabilità umana e cristiana, un’eredità preziosa da non perdere e da non disperdere.
A distanza di più di cento anni l’Appello “A tutti gli uomini liberi e forti”, rimanda a un impegno creativo e responsabile dei cristiani, chiamati a interpretare i segni dei tempi alla luce del Vangelo, per realizzare una prassi sociale e politica animata dalla fede e vissuta come esigenza intrinseca della carità. Di fronte a cambiamenti che si preannunciano più profondi di quanto immaginiamo e che non vanno letti con superficialità, abbiamo bisogno di giovani e adulti, laici cattolici che sono sale della terra. Ma oltre al rinnovato impegno e alla costruzione di reti di cattolici in politica, oltre i problemi di posizionamento nell’attuale contesto politico, sarebbe interessante mettere a tema se i cattolici impegnati in politica sono ancora in grado di rivolgersi a tutti e se sono ancora dell’idea che il messaggio del Vangelo riguardi tutti.
Don Renzo Beghini